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AVICENNA

Stelio Mazziotti di Celso

 

Premessa

Con il medico arabo Avicenna prosegue il nostro viaggio nella storia del pensiero in medicina rivisitata da Stelio Mazziotti di Celso.

Storia che fa comprendere il condizionamento dell’influsso del pensiero dominante di quel “tempo” in termini filosofici anche e soprattutto in medicina.

Con Avicenna, siamo nel periodo medioevale dove i medici arabi si caratterizzano per l’intreccio irrinunciabile tra religione e medicina; in realtà l’etica medica e il tipo di dedizione professionale rappresentava il riflesso religioso secondo il quale il medico prestava le sue attenzioni professionali al malato inteso innanzitutto come un fratello che soffre.

Nicola Latronico scriverà in “MEDICI NEL LORO TEMPO”: «Nel medioevo godettero gran fama i medici arabi. Portarono essi ovunque (come ha scritto un insigne arabista: il Sarnelli) l’esempio delle loro alte virtù morali, della loro magnanimità e dignità. Numerose e forse incalcolabili sono le opere mediche di quei grandi Maestri che furono, molto spesso, anche filosofi, teologi, grammatici, storici, astronomi, giuristi, musici e sempre poeti. Così che la medicina, per questa sua umanità, divenne parte integrante della cultura e della educazione generale.

Di Giovannizio (Hunain ibn Ishaq) è rimasta leggendaria la dirittura morale. Si narra che il Califfo, insospettito dalle insinuazioni di medici invidiosi, volesse metterne alla prova la rettitudine. Gli ordinò di preparargli un potente veleno, con il quale intendeva disfarsi di un suo nemico. Ma Hunain si rifiutò e disse che egli aveva appreso la medicina esclusivamente per fare il bene. Fu messo in prigione e ivi lasciato per lungo tempo. Richiamatolo in sua presenza il Califfo gl’ingiunse di scegliere tra la tortura, di cui gli mostrò gli strumenti già preparati, e le grandi ricchezze che gli avrebbe donato, se avesse ubbidito al suo ordine. E Hunain impavido insistette nel rifiuto e si disse pronto a morire. Allora il Califfo sorrise, lo rassicurò e gli disse quale era la verità. Poi gli chiese:

-Che cosa ti ha dunque impedito di ubbidirmi?

- Due cose, rispose Hunain, la mia religione, che mi comanda di fare unicamente il bene, anche ai nemici, e l’arte medica, che esiste solo per il vantaggio dell’umanità e mi proibisce di nuocere a chiunque!

Anche i chirurghi arabi erano maestri di umanità. Albucasis, il sommo chirurgo, nel secondo libro del suo trattato, raccomanda di non operare mai senza avere fatto una diagnosi e stabilito una meta precisa. Ricorda ai chirurghi che Dio li sorveglia durante gli interventi e li ammonisce di non operare per smania di guadagno, senza essersi resi conto della necessità dell’intervento.

Di Avicenna, poi, divenne leggendaria la grande abilità di curare senza medicine, con la psicoterapia di cui, volontariamente ed inconsapevolmente, usiamo anche noi moderni. Sono aneddoti ingenui, forse fiabeschi, sulla visita e la cura agli infermi, che gli arabi amavano ed amano tuttora attribuire ad Avicenna, perché egli era non solo un dotto, ma un sapiente...».

Carlo Melodia

 

 

Avicenna (Afshona 980, Hamadan 1037) è un medico e filosofo persiano, che ha avuto un ruolo determinante nella trasmissione del sapere filosofico e scientifico greco ed islamico all’Europa, influenzando il pensiero occidentale. Può essere considerato Medicorum Principes, uno dei padri della medicina moderna.

 

Nei suoi numerosi testi, gran parte dei quali scritti in lingua araba, si confronta in particolare con la filosofia di Aristotele, inserendo l’aristotelica idea di Dio come essere necessario nel contesto della religione islamica. Riprende e sviluppa le distinzioni aristoteliche tra necessità e contingenza, tra materia e forma, tra potenza e atto; così come la sua teoria delle quattro cause: materiale, formale, efficiente e finale.

 

Ernst Bloch ha definito Averroè ed Avicenna come esponenti della sinistra aristotelica, per la loro lettura naturalistica ed immanentistica della filosofia dello Stagirita. Avicenna aprì il metodo aristotelico verso un più moderno metodo sperimentale, procedente per ipotesi e verifiche. La sua medicina fu molto attenta all’unità di anima e corpo, studiando con attenzione malesseri derivati da forti emozioni.

 

Avicenna integrò tra loro teorie già antiche: la teoria aristotelica dei quattro elementi e temperamenti (acqua, aria, terra e fuoco; caldo, freddo, secco e umido) con la teoria ippocratica dei quattro umori: sangue, flemma, bile e bile nera. Avicenna comprese anche i risvolti psicologici di questi caratteri, individuando per esempio la sede della bile nera nella milza e la sua manifestazione in un’indole malinconica. Quattro sono le emozioni principali: Rabbia, Paura, Gioia, Tristezza. Anche gli organi essenziali sono secondo Avicenna quattro: Fegato, Cuore, Cervello, Testicoli.

 

La sua è una medicina sperimentale: si basa su studi di fisiologia e su analisi cliniche, con l’intuizione della presenza di sindromi associate a specifiche malattie. Fu pioniere anche degli studi di epidemiologia, analizzando i fattori di rischio, ipotizzando la presenza di microrganismi patogeni trasportati nell’aria, indicando l’utilità della quarantena.

 

La salute è intesa come uno stato stazionario; la malattia come uno stato innaturale, dinamico e variabile, derivante comunque dalla mescolanza degli umori: se il corpo fosse costituito da un solo elemento, non ci sarebbe malattia. Nel Canone della Medicina di Avicenna diventa molto chiara la distinzione tra la malattia, i suoi sintomi e le sue cause. Per esempio, la sete e il mal di testa possono essere sintomi della febbre, che è causata da una corruzione degli umori del corpo. Il medico esperto non si limita a far cessare il sintomo, ma risale alla causa della malattia, che può essere esterna o interna. Lo scopo della medicina è preservare la salute se è già presente e ripristinarla quando viene persa. La conoscenza d’altronde è conoscenza delle cause. Perciò la Medicina sarà Igiene e Prevenzione quando determina le cause della salute, per cercare di preservarla. Sarà invece Eziologia quando cercherà di determinare le cause della malattia, per poterla curare adeguatamente.

 

Avicenna seppe essere epidemiologo, proponendo metodi moderni di esame della qualità dell’acqua e di come purificarla. E fu un medico clinico, indicando con rigore il metodo che poteva portare ad una corretta diagnosi, per esempio utilizzando l’analisi del polso e l’analisi delle escrezioni: urine, feci, espettorazioni.

 

Nel sistema di Avicenna, la diagnosi è un processo di decodifica, un'arte basata sull'attenta osservazione di ogni segno che il corpo manifesta per rivelare lo squilibrio umorale sottostante. Il medico non si limita a identificare una malattia, ma indaga la natura, la gravità e la localizzazione dello squilibrio per poter predire il corso futuro degli eventi (prognosi) e scegliere l'intervento più adeguato. Alla diagnosi segue la prognosi, con particolare attenzione alla crisi che, in particolare nelle malattie acute, è il momento decisivo per determinare l’esito della malattia, se a prevalere cioè sarà la malattia o la forza vitale del malato.

 

Il principio terapeutico per ripristinare l’equilibrio resta quello galenico dell’opposto: il caldo combatte il freddo e viceversa, il secco l’umido e viceversa. E pure Avicenna considerava utili farmaci purgativi in caso di sovrabbondanza di umori, ovvero il salasso in caso di infiammazioni, di pletora e di gonfiori. L’obiettivo ad ogni modo non è sopprimere il sintomo, ma correggere lo squilibrio umorale che ne è la causa.

 

Anche la Medicina di Avicenna ritiene essenziale la dieta e lo stile di vita. Sei sono, secondo lui, i Fattori necessari alla vita e che vanno regolati al meglio: l’Aria e l’Ambiente; Cibo e Bevande; Sonno e Veglia; Movimento e Riposo; Eliminazione e Ritenzione; le Sensazioni dell’Anima, le Emozioni.

 

Finalmente Avicenna aveva compreso l’importanza del placebo: «il medico… deve sempre far credere al paziente che si riprenderà, perché lo stato del corpo è legato allo stato della mente».

 

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