Il rimedio omeopatico, farmacisti, farmacie, produzione e normativa
E il cittadino che si rivolge alla omeopatia?
Carlo Melodia intervista Virginia Paribello[1]
D) Sosteneva la Dottoressa A.A. Rodriguez che: “il medico omeopatico può indicare la migliore terapia possibile per quel paziente ma il ponte di unione tra la prescrizione, il rimedio e il paziente, sta nella professionalità del farmacista e nella affidabilità del produttore nel fornire al malato un prodotto omeopatico che corrisponda alle finalità della prescrizione in termini di farmacopea; quindi di purezza del prodotto e delle sue parti e di raccolta se vegetale, di diluizione, di preparazione e non per ultimo di conservazione in un idoneo contenitore possibilmente inerte chimicamente e isolante dalle interferenze elettromagnetiche dell’ambiente; anche perché i rimedi ultra diluiti non sono controllabili, come avviene per i farmaci convenzionali, attraverso le analisi chimiche”[2].
Per queste osservazioni Hahnemann preparava personalmente i rimedi omeopatici per i suoi pazienti così come i suoi allievi e li somministrava personalmente quando possibile o li inviava per lettera.
Tutto ciò lo rese inviso alla farmaceutica dell’epoca di cui era pur stato, durante il regno del Kaiser Giuseppe, uno dei supervisori e critici più accesi.
Quindi, dottoressa Paribello, stiamo parlando anche delle responsabilità del farmacista nella catena di approvvigionamento e di distribuzione e naturalmente della corretta preparazione del rimedio secondo la farmacopea classica, da cui deriva la sperimentazione, da parte della azienda farmaceutica.
R) Come disciplina l’art.8 del Codice deontologico del Farmacista, la dispensazione del medicinale è un atto sanitario, a tutela della salute e dell’integrità psicofisica del paziente.
La dispensazione e la fornitura di qualunque tipologia di medicinale, per cui anche di quelli omeopatici, sono prerogativa esclusiva del farmacista, che assolve personalmente a tale obbligo professionale e ne assume la relativa responsabilità.
Allo stesso modo è prerogativa esclusiva del farmacista la responsabilità della preparazione galenica di medicinali, anche di quelli omeopatici.
Il farmacista, nella preparazione dei medicinali, è tenuto a osservare le procedure di allestimento previste dalla normativa vigente, al fine di garantirne la qualità come presupposto necessario di efficacia e di sicurezza del medicamento prescritto per la terapia destinata al paziente.
D) In tema di responsabilità deontologica, come ricordavo nel Cap. XXXI dedicato all’Omeopatia del lavoro la “GESTIONE TECNICO-PROFESSIONALE DELLA FARMACIA” di Ettore Novellino e di Vincenzo Iadevaia distribuito in tutte le farmacie della Campania dalla stessa Università di Napoli, il Farmacista, di una farmacia che si definisce omeopatica, deve essere formato obbligatoriamente con un corso adeguato.
R) Ciò è assolutamente necessario dal momento che la Medicina Omeopatica non è un metodo terapeutico effettuato con rimedi a piccole dosi come pensano in molti ma un metodo autonomo e sperimentale che si basa sull'osservazione del malato al fine di ricercare nella sofferenza specifica ed unitaria del malato quella analogia con i singoli rimedi secondo il principio della similitudine.
La diagnosi di malattia nosografica in omeopatia non è sufficiente per effettuare la scelta del rimedio opportuno né a comprendere il sottile equilibrio tra salute/malattia che ciascun paziente esprime attraverso i suoi sintomi.
Questa premessa è fondamentale a comprendere che è imprescindibile studiare questo metodo con rigore e attenzione per poterlo praticare e per poter avere la possibilità di definirsi farmacisti omeopatici.
D) La professionalità del Farmacista inoltre è peculiare in quanto la metodologia della medicina omeopatica prese spunto dalla speculazione di Hahnemann proprio durante il periodo in cui operava in qualità di Stadtphysicus (farmacologo) analizzando gli effetti collaterali delle medicine dell’epoca, le cosiddette “formole” di sostanze, con l’analisi farmacologica, evidenziando il contenuto di elementi tossici come l’arsenico e il mercurio (anche per le applicazioni esterne) e che venivano usate sul malato senza conoscerne gli effetti sperimentali in quanto somministrate “ab usu in morbis”; spesso peggiorando la salute del malato.
Da qui nacque l’idea di Hahnemann di “leggere” ovvero di fare emergere dalle sostanze in natura le proprietà curative attraverso una sperimentazione inedita sull’uomo sano di sostanze a piccole dosi, all’inizio non ancora ultra-diluite, e verificate nella clinica secondo il similia similibus curantur di ippocratica memoria.
Notoriamente Lei è una sperimentatrice da molto tempo; quali insegnamenti trae dalla sperimentazione in termini metodologici e formativi?
R) La sperimentazione pura è un dono dell'Omeopatia ad ogni omeopata ed è nucleo centrale dell'Omeopatia.
Sono una sperimentatrice di rimedi omeopatici dal 2007 e innumerevoli sono stati gli insegnamenti che ho tratto dalle numerose sperimentazioni omeopatiche a cui ho partecipato.
Primo fra tutti, la sperimentazione omeopatica viene praticata sul sano e questo aspetto è stato illuminante per me.
Ciò consente di identificare con chiarezza e senza elementi confondenti il quadro completo dei sintomi che ogni rimedio omeopatico o sostanza sperimentata può indurre sulla persona.
In più, contrariamente alla sperimentazione allopatica, quella omeopatica considera importanti anche i sintomi qualitativi dello sperimentatore e non solo quelli oggettivi/quantitativi.
Per questo motivo la sperimentazione pura diviene nelle mani dello sperimentatore una via speciale di conoscenza profonda di sé, delle proprie suscettibilità o reazioni.
Sperimentare le sostanze direttamente su se stessi è anche il modo migliore, più vicino e più semplice per comprendere l’effetto primario e l’effetto secondario delle sostanze, la legge di similitudine, fondamento dell’Omeopatia, comprendere la Materia Medica Pura, comprendere la rigorosità e la scientificità della Materia Medica, attraverso le tre fasi concatenate di osservazione-sperimentazione-verifica.
D) Per quanto riguarda l’opera del farmacista sul territorio la ritengo di fondamentale importanza. Infatti, ammesso, come difatti credo fermamente, che l’omeopatia rappresenti una opportunità benemerita per alcuni tipi di malati e in alcune circostanze anche affiancando terapie convenzionali irrinunciabili; va da sé che la possibilità di conoscere l’esistenza di una medicina non chimica né invasiva ma efficace, fa parte della deontologia del sanitario.
Ricordo di una nostra farmacista che seguì i corsi LUIMO all’inizio degli anni ’90, ella portò con intelligenza nella sua farmacia di provincia l’omeopatia.
Lo fece suggerendo, secondo gli insegnamenti, dapprima personalmente ai pazienti un rimedio omeopatico in quelle richieste che di solito si riferiscono agli antinfiammatori e analgesici ottenendo un successo esplicito; il passaparola allargò le richieste ed in breve gran parte della popolazione richiese cure omeopatiche per cui in quella cittadina si aprì proprio un ambulatorio medico omeopatico dove andai dal 1997 fino alla pandemia… per oltre 20 anni.
So che anche Lei, nei limiti della richiesta urgente, ma compatibile con le prerogative della figura professionale, suggerisce rimedi omeopatici acuti con successo ormai da anni a quei pazienti già omeopatici in attesa del contatto con il proprio medico o con il presidio medico!
R) Ad oggi i miei consigli di intervento in acuto sono primariamente di tipo omeopatico.
In quasi vent’anni di esperienza sul campo è divenuta la mia scelta primaria in quanto posso riferirmi ad un metodo accurato e sperimentalmente verificato, sono supportata da materie mediche pure, con sintomatologie specifiche e ricche di sintomi oggettivi e soggettivi del paziente, con sintomi anche di tipo qualitativo, non c’è tossicità nei rimedi, e per questo sono molto più maneggevoli di qualsiasi altro farmaco.
Negli interventi quotidiani ai farmacisti viene chiesto, come anche ai medici, di intervenire secondo il “primum non nocére”.
Ma l’ago della bilancia che mi fa propendere per questo tipo di intervento in acuto è che l'azione del rimedio è indirizzata alla reattività del paziente, che viene stimolato e non vi è mascheramento dei sintomi perché, quando questi scompaiono sotto l'azione del rimedio omeopatico unitario, il paziente è effettivamente guarito e questa guarigione permane nel tempo.
Il paziente ritrova uno stato di salute spesso migliore del precedente, avendo sostenuto con il rimedio anche la sua capacità di autoguarigione.
D) Cara Dottoressa Paribello, ora arrivo alle note negative.
Nella attualità, noi medici omeopati abbiamo una grande difficoltà a reperire rimedi omeopatici prima presenti sul mercato. Rimedi che si sono dimostrati in passato risolutivi in alcune patologie importanti come asma, artrite & co.
La gravità di questa carenza di strumenti terapeutici a disposizione del medico omeopatico italiano risiede nel fatto che così si sottrae al cittadino malato una opportunità di cura che per l’esperienza passata risultava efficace soprattutto nel tempo e priva dell’impatto tossicologico delle cure sintomatologiche della malattia cronica.
La mancanza in Italia di detti rimedi che invece si ritrovano ancora in certe realtà dove per tradizione “proteggono” istituzionalmente la metodologia omeopatica come “bene dell’umanità” (Germania, Francia, Belgio, Inghilterra, India, Brasile, Argentina & co), è dovuta al disinteresse istituzionale rispetto all’omeopatia a partire dalla pandemia dove, come scritto in altra parte, fu rifiutata di fatto anche la disponibilità a scendere in campo dei medici omeopatici, secondo l’art.8 del Codice deontologico; anche semplicemente per affiancare, vista l’emergenza, i colleghi nelle cure convenzionali[3].
Facendo emergere così nella persona del Ministro della Salute dell’epoca e dei colleghi della Istituzione Sanitaria una opposizione preconcetta nei riguardi dell’omeopatia che si traduce nei fatti a una pressione enorme sui costi di produzione dei rimedi; cosa che evidenzia una discriminazione verso i cittadini fruitori dei prodotti omeopatici: tutto ciò nonostante il cambio di gestione amministrativa del nuovo assetto politico sembra continuare, “cui prodest”.
Il tutto si sta traducendo quindi in costi di produzione imposti che sono insostenibili per le aziende produttrici dei rimedi omeopatici; di conseguenza dette aziende sono costrette a ridurre la produzione mantenendo un numero minimo di rimedi: quelli maggiormente usati.
Ma sappiamo che l’individualità del soggetto storico malato può richiedere un rimedio specifico non necessariamente legato alla statistica di vendita.
È evidente in queste mie parole il disagio umano ed etico personale verso regolamenti che evidenziano scelte di opportunità di parte piuttosto che indirizzate alla tutela del cittadino e al suo diritto ad una scelta terapeutica libera gestita secondo deontologia; come è nello spirito dell’atto medico in termini deontologici e in termini di bioetica!
Desidererei un Suo commento!?
R) Per questa risposta sento necessaria una premessa.
Il nostro codice deontologico ci impegna ad estendere la nostra competenza professionale anche alle medicine non convenzionali e a fornire i medicamenti richiesti dai medici o direttamente dai pazienti sempre nel più breve tempo possibile oppure adoperandoci a procurarli in breve tempo affinché non ci siano ritardi nelle cure.
Ogni persona ha il diritto di decidere quali trattamenti sanitari accettare o rifiutare, anche in situazioni di emergenza.
Il diritto alla salute è l’unico diritto per il quale la Carta costituzionale italiana riserva l’aggettivo fondamentale ed è richiamato espressamente dall’art. 32: il Diritto alla Salute e la Libertà di Scelta Terapeutica.
Entrambi sono inalienabili, intrasmissibili, indisponibili e irrinunciabili e sono inoltre diritti valevoli erga omnes, non solo per i cittadini italiani ma anche per gli stranieri.
Ogni malato ha la possibilità di decidere in piena coscienza e libertà se, da chi e come farsi curare.
Detto questo, lei tocca un tema fondamentale dr. Melodia in questi tempi.
Diversi medicinali omeopatici unitari, per così dire storici, quali Theridion (animale), Psorinum (nosode), Cannabis indica e sativa (vegetali) o Coca (vegetali), giusto per citarne qualcuno, sono spariti dai prontuari delle ditte farmaceutiche omeopatiche per i costi di produzione imposti che sono divenuti insostenibili.
A questo si aggiunge la difficoltà di reperire il materiale di partenza per alcuni rimedi e le difficoltà mosse da AIFA ad autorizzare l’immissione in commercio di rimedi per i quali sono disponibili comprovate evidenze di efficacia e di risultati di guarigione nelle cure.
Questo stato dei fatti costituisce una discriminazione tra i diversi pazienti traducendosi poi nel negare la cura che sarebbe necessaria ai pazienti omeopatici che autonomamente e liberamente hanno scelto la loro via preferenziale di cura.
Lo stato attuale delle cose è in chiara controtendenza con l’ultima indagine di mercato dei medicinali omeopatici del 2025 realizzata dall’istituto di ricerca Eumetra per l’associazione di categoria Omeoimprese, che mostra come l’omeopatia rientra sempre più nelle scelte di salute delle famiglie, grazie soprattutto al consiglio competente di medici e farmacisti che ne riconoscono e conoscono l’opportunità terapeutica.
D) Grazie, dottoressa, chiarissimo!
Infine, vorrei parlare di un fatto emergente veramente deprecabile proprio perché a pagarne le conseguenze sono i cittadini che si curano con l’omeopatia e quindi la metodica stessa.
Da qualche tempo i pazienti lamentano, a parte la scomparsa dal mercato di prodotti omeopatici di supporto come T.M. (tinture madri) o pomate e altro, di non trovare il prodotto prescritto dal medico; la risposta del farmacista è di solito che quel rimedio non è più in produzione.
In realtà noi medici siamo informati sulla reale disponibilità dei rimedi sul mercato e quindi la problematica risiede nella farmacia che omette di tenere o riuscire a procurare con la sua rete di fornitori il rimedio richiesto nel proprio stock.
Tutto ciò, in termini deontologici, risulta gravissimo in quanto si omette un servizio a quel cittadino che si cura con l’omeopatia e lo si declassa sul piano della pari dignità con chi si rivolge alle cure convenzionali; come Lei richiamava sopra parlando di deontologia.
Il mio pensiero è chiaro!
Se esiste un obbligo per la farmacia secondo la Tabella 2 della Farmacopea ufficiale alla disponibilità immediata di alcuni farmaci convenzionali, in analogia e come previsto dalla normativa vigente la Farmacia che con scritta esplicita si definisce omeopatica deve avere disponibili immediatamente, per deontologia e per etica, un certo numero di rimedi, ad esempio i policresti, per fare fronte alla richiesta del paziente omeopatico acuto che spesso si rivolge alla medicina omeopatica necessariamente a causa della intolleranza o allergia anche grave a certi medicinali chimici?
R) Questo comportamento da parte di alcuni colleghi è veramente deprecabile, dice bene dr. Melodia.
Purtroppo, ad oggi per regolamento non è fatto obbligo alle farmacie di detenere una fornitura minima di rimedi, sostanze, T.M. etc per definirsi e sottolineerei qualificarsi come Farmacia Omeopatica di riferimento territoriale.
Sicuramente l’etica lo imporrebbe a tutti.
Ad ogni modo dr. Melodia ci tengo a dirle che unitamente a numerosi farmacisti italiani stiamo lavorando affinché tutto questo di cui abbiamo parlato in questa intervista sia normato e definito dagli organi competenti.
Ci siamo costituiti in un’associazione e stiamo lavorando affinché a livello statale e degli ordini professionali sia tutto regolamentato, a partire dall’iter formativo necessario che ciascun farmacista deve intraprendere per poter praticare l’omeopatia.
Stiamo lavorando affinché all’interno degli albi ci siano elenchi di farmacisti specializzati, con attività svolte comprovate e all’allestimento omeopatico minimo che una farmacia deve avere per definirsi sul proprio territorio un punto omeopatico di continuità terapeutica.
Questo a garanzia innanzitutto dei pazienti, della loro salute, in termini di sicurezza ed efficacia, e nel pieno rispetto della loro dignità e della scelta terapeutica individuale.
D) Grazie, il suo intervento è stato preziosissimo!
Utilizzi questo nostro blog, al servizio del cittadino, quando lo riterrà opportuno... A presto.
Carlo Melodia
[1] Dr.ssa Paribello Virginia, farmacista presso Usl Toscana Sud Est. Specializzata in omeopatia presso la LUIMO nel 2011. Sperimentatrice di rimedi omeopatici dal 2007, docente incaricato di Sperimentazione Pura dal 2011 presso la LUIMO. Coordinatrice di sperimentazioni omeopatiche per la LUIMO dal 2012. Relatrice ai congressi LMHI dal 2014.
[2] In realtà, oggi, con l’uso dell’elettrochimica e delle variazioni dei parametri fisici, come gli indici di assorbimento di luce e di calore, delle soluzioni ultra-diluite omeopatiche, si potrebbe risalire alla sostanza iniziale (Aconito, Arnica, Nux v., etc) contenuta nella soluzione e alla dinamizzazione! Come emerge dagli studi pluriennali del Prof. Vittorio Elia già citati nel primo volume di “LA GESTIONE TECNICO-PROFESSIONALE DELLA FARMACIA” al Cap. 31 relativo all’Omeopatia, curato da Carlo Melodia.
[3] Napoli, 10/04/2020 Prot. n. LU20/SW/1 In questo momento di emergenza, visto il perdurare della presenza di pazienti affetti da Covid e da sintomatologia Covid correlabile nel nostro Paese e vista la attuale maggiore necessità di assisterli sul territorio, i medici esperti anche in Omeopatia sentono il dovere di mettere a disposizione della comunità, in affiancamento alle terapie correnti e nelle zone della propria residenza e attività professionale, la loro competenza nelle modalità che saranno loro indicate al fine di contribuire alla prevenzione e all’arresto della progressione della malattia verso le fasi più critiche. Porgiamo i nostri saluti. Prof. Dario Chiriacò, COII, Dott.ssa Antonella Ronchi, FIAMO, Dott. Carlo Melodia, Associazione LUIMO, Dott. Pasquale Delmedico, OMEOMEFAR, Dott. Andrea Valeri, SIMO, Dott.ssa Simonetta Bernardini, SIOMI.
Il Ministro della Salute non rispose mai a questo nostro appello accorato e dovuto deontologicamente.
https://www.luimo.org/il-tema-del-giorno/editoriale-lomeopatia-e-acqua-fresca-sesta-parte

