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Un corretto approccio omeopatico in odontoiatria non può quasi mai prescindere da consolidate procedure mediche ma è di ausilio a livello sintomatico e dà una spinta energetica al paziente intervenendo sulla sua globalità con supporto fisico, emotivo e mentale.

 INTEGRAZIONE TERAPEUTICA OMEOPATICA NEL POST-INTERVENTO ODONTOIATRICO

Dott. Paola Cavatrunci Odontoiatra

Comunemente il paziente accede allo studio dentistico per la sintomatologia correlata ad alterazioni strutturali, non solo funzionali, di tessuti incapaci di rigenerarsi, necessitando quindi di un approccio resettivo come la rimozione di tessuto carioso, la levigatura radicolare, l’estrazione di un elemento dentario non restaurabile, il trattamento canalare, l’apicectomia.

Si tratta di procedure frequenti e ordinarie per l’odontoiatra che, oltre a gestire l’infiammazione e l’infezione pregressa, deve preoccuparsi di quella attinente al suo stesso operato in ideale empatia verso il suo paziente.

Un corretto approccio omeopatico in odontoiatria non può quasi mai prescindere da consolidate procedure mediche ma è di ausilio a livello sintomatico e dà una spinta energetica al paziente intervenendo sulla sua globalità con supporto fisico, emotivo e mentale.

Oltre che ridursi la necessità di farmaci antinfiammatori e antibiotici possiamo assistere ad un recupero più rapido soprattutto quando l’indicazione non è solo clinica, ma si delinea un quadro comportamentale ed emotivo che è simile agli effetti tossici del rimedio stesso in un individuo sanno, secondo i crismi della Sperimentazione Pura Hahnemanniana.

Di seguito tre casi clinici di approccio al dolore dove l’osservazione del paziente ed i sintomi riferiti hanno indirizzato verso la prescrizione di tre rimedi differenti evitando l’approccio allopatico:

 

1° Caso clinico:

Ragazzo di 15 anni, paziente ortodontico con ferita lacero contusa al labbro inferiore per trauma da pallonata.

Arriva in studio con il labbro tumefatto ancora incastrato ai bracketts degli incisivi inferiori. Appare prostrato e dice di sentirsi “ammaccato”. Il dolore é sordo e contusivo. Tende a ritrarsi alla visita, rifiuta quasi le mie manovre pur scherzando sull’accaduto.

Ho somministrato ARNICA, uno dei più importanti rimedi del trauma.

Ha peculiari proprietà antiedemigene e antinfiammatorie.

È particolarmente indicata quando si osserva una tendenza al sanguinamento o sono presenti ematomi, se il paziente ha dolore e ha paura ad essere toccato, appare stanco e sofferente, riferisce difficoltà a riposare, ma nel contempo sminuisce i suoi sintomi quasi stoicamente.

In questi casi l’indicazione all’uso é corretta e i pazienti migliorano sensibilmente nelle prime 24-48 ore con diminuzione del gonfiore e dolore.

Riferiscono inoltre miglioramento della qualità del sonno, ripresa più rapida della funzione masticatoria ed umore ristabilizzato.

 

2° Caso clinico:

Donna di 42 anni con dolore alveolare post estrattivo in seguito a estrazione complicata che ha richiesto lembo e sutura.

La paziente è gentile e trattenuta, piuttosto provata anche da altre vicende familiari e si percepisce una forte frustrazione quasi rabbiosa.

La prescrizione di STAPHYSAGRIA ha sensibilmente migliorato la sintomatologia già dalle prime ore.

Indicata generalmente se si osserva difficoltà di cicatrizzazione ed il paziente riferisce fastidio anche al contatto più lieve, tensione continua ed una certa ipersensibilità in assenza di ematomi evidenti.

Il paziente è gentile e controllato e contiene la sua sofferenza reprimendo rabbia e non esprimendo il forte disagio emotivo di chi si è sentito “violato” come in caso di incisione per apertura di un lembo con punti di sutura.

In un quadro clinico e psico emotivo come questo somministrando Staphisagria é auspicable non solo una guarigione più rapida della ferita chirurgica ma anche il rilascio del carico emotivo che si tende a reprimere.

 

3° Caso clinico:

Uomo di 45 anni con dolore intenso e lancinante tipo scossa elettrica dopo estrazione del terzo molare inferiore destro. È ansioso, ha paura del dolore e teme complicanze.

La prescrizione di HYPERICUM PERFORATUM ha migliorato in poche ore i sintomi mentre la remissione completa ha richiesto circa una settimana.

Tale rimedio può essere valutato in caso di trauma vicino a strutture nervose importanti, se c’é stata una manovra iatrogena come, ad esempio, un ago che ha pizzicato il nervo durante l’anestesia, ma anche in un normale decorso post-estrattivo di un ottavo inferiore contiguo al nervo alveolare.

Risulta indicato se la sintomatologia dolorosa acuta é nevralgica, pungente o a “scossa” e tende ad irradiarsi lungo il decorso del nervo. Il paziente riferisce ipersensibilità al tatto e al movimento ed appare ansioso, teme un peggioramento dei suoi sintomi.

Hypericum perforatum ha un’azione elettiva sui traumi delle strutture nervose ma anche nei casi in cui l’intensità del dolore è sproporzionata al danno con un quadro emozionale caratterizzato dalla paura del peggioramento.

In sintesi, un corretto approccio omeopatico in Odontoiatria è una sfida interessante nella direzione di una medicina più centrata sulla persona.

La fase del post-intervento è uno dei momenti in cui l’Odontoiatra può avvalersene per ridurre la prescrizione di antinfiammatori e di antibiotici e salvaguardare il microbioma e la salute del paziente.

Inoltre, spostando il focus dal cavo orale all’individuo, si può riscoprire il valore terapeutico del tempo dedicato all’ascolto e di una cura più mirata che non sopprima i sintomi ma ne permetta la risoluzione.

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    · 16/05/2025
    Molto interessante, grazie. Condivido appieno la necessità di integrare la pratica odontoiatrica con un approccio omeopatico. E' tempo di "ascoltare" il nostro paziente e di considerarlo nel suo insieme, non dobbiamo concentrarci solo sul sintomo o sulla lesione, ma dobbiamo porre attenzione al vissuto globale del paziente, incluso l’aspetto emotivo e mentale. 
    L’attenzione che diamo al momento post-operatorio è molto rilevante: la gestione dell’infiammazione, del dolore e dello stato generale del paziente costituisce una fase cruciale per il successo dell’intervento stesso. L'approccio omeopatico e i casi clinici riportati, dovrebbero essere spunto di riflessione, utile a tutta la comunità odontoiatrica.
    Nella mia pratica clinica  sto introducendo la prescrizione di rimedi omeopatici, con l'intento non solo di ridurre l'assunzione di farmaci allopatici, ma di accompagnare il paziente verso una guarigione rapida che considera tutti gli aspetti psico-fisici.

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