logoluimomob

h_prog.jpeg
Il Tema del giorno
Write a comment
Della Porta bis
Editoriale
Carlo Melodia
Storia della Medicina
L’eredità di G.B. Della Porta nella formazione del medico umanista rinascimentale
Dall’alchimia alla scienza

 

Premessa

Dagli albori della vita lo spirito di fratellanza dell’uomo, come principio etico, ha mosso le intelligenze a sostenere la sofferenza dei propri simili, secondo il principio etico della solidarietà! Tutto ciò adoperandosi con mezzi semplici e senza un metodo precostituito: “Medicina istintiva”. Nell’attualità forse fanno sorridere le ricerche e le esperienze di medici del passato, mentre sarebbe interessante conoscere cosa ha mosso il loro operare e il periodo storico-filosofico in cui questi medici sono vissuti!

Successivamente la malattia e la sofferenza, non ancora codificate oggettivamente, videro la loro spiegazione attraverso il piano della magia, della religiosità e del demonismo; “Medicina magica, demonistica, sacerdotale” (Esculapio). La dottrina di Ippocrate fece emergere una vera e propria prassi medica basata sull’ “observatio et ratio”. Ippocrate sosteneva la centralità del malato rispetto alla malattia con l’aforisma: “la natura è il medico della malattia”. Di conseguenza la terapia doveva essere mirata individualmente ad imitare la natura per stimolare e recuperare la perdita della reattività naturale di equilibrio che rappresentava la causa di quella sofferenza.  Con l’avvento di Galeno, la medicina si dota di rifermenti terapeutici e diagnostici oggettivi, affrancati dalla conoscenza dell’anatomia, ma resta sempre nella pratica clinica l’osservazione che l’individualità della persona umana sembri sfuggire ad una linearità matematica; che sempre di più si andava affermando nel ricordo della Logica aristotelica. Per cui dalla osservazione conoscitiva del malato secondo Ippocrate si passa al riconoscimento della malattia quale entità nosologica. Di conseguenza nella osservazione dello stato di malattia vengono tralasciati i sintomi individuali del malato in quanto non funzionali per la diagnosi di malattia; mentre vengono invece considerati i sintomi comuni della malattia come descritto nella nosografia. Dioscoride tra i primi nella sua Materia Medica oggettiva il rapporto tra malattia e farmaco attribuendo alle singole sostanze un rapporto efficace per questa o quella malattia; allontanandosi così dalle indicazioni di Ippocrate. Il concetto di malato cede il passo a quello di malattia; i sintomi peculiari cedono il passo ai sintomi comuni! 

Gian Battista Della Porta (1535-1615) rappresentò bene il travaglio di transizione di pensiero proprio del suo tempo (Rinascimento). Preceduto da figure di medici come E.C. Agrippa, T. B. Paracelso, G. Cardano e M. Nostradamus, il nostro fu scienziato riconosciuto del suo tempo.  Gian Battista della Porta, contemporaneo di Galilei e dell’austriaco F. Mesmer, condivise con quest’ultimo due aspetti principali di “pensiero”: erano legati ad un passato che li affascinava ma che era sempre più superato dal modello scientifico emergente che essi stessi stavano delineando e del quale preannunciarono l’evento. Il Della Porta annunziò scoperte scientifiche che ebbero sviluppi decisivi nel prossimo futuro. La sua caratteristica principale fu quella della “curiosità” che addirittura lo tormentava spingendolo a viaggiare e a frequentare persone che gli potessero raccontare fatti inediti. Affascinato dalle “scienze occulte” fu: medico, psichiatra, astrologo, mago, fisico, chimico, matematico… e illusionista. Più approfondiva la scienza matematica, più si convinceva che la persona umana doveva essenzialmente rientrare in una visione umanistica e di conseguenza non credeva che il metodo sperimentale fosse sufficiente a spiegare tutti i misteri della natura ed in particolare della persona umana. Per cui, rileggendo le sue ricette mediche, ci accorgiamo che non esiste un confine netto tra medicina scientifica e magia. Come egli stesso afferma parlando delle sue prescrizioni: “… ricorderò solamente quelle che ho sperimentate”; secondo il principio di efficacia proprio dell’empirismo. Egli estendeva ogni fenomeno osservato alla visione unitaria dell’Universo in quanto non credeva che la semplice visione matematica lineare, secondo l’equazione sperimentale del fenomeno vita ed in particolare della persona umana, fosse in grado di esprimere la complessità intrinseca alla vita! Essa per il Della Porta si caratterizza con pensieri, relazioni e con un mondo occulto non oggettivabile e quindi misterioso! Le sue osservazioni sulla complessità e sulla unità dei fenomeni, come sistemi aperti e confluenti, hanno precorso le acquisizioni della fisica moderna…

 

Da: Atti congressuali dal Convegno
 “Il Cenacolo Alchemico”
Museo degli Incurabili 25 Maggio 2018

 

Desidero innanzitutto ringraziare il Professore Gennaro Rispoli, Direttore del Museo delle Arti Sanitarie dell’Ospedale degli Incurabili di Napoli, per avermi invitato in qualità di Relatore al Congresso dedicato alla figura di Gianbattista Della Porta: “Cenacolo Alchemico”.

Ma soprattutto i miei ringraziamenti e riconoscimenti vanno alla dedizione benemerita con la quale il Professore Rispoli, da vero scienziato, dedica la Sua vita a recuperare non solo la storia dell’Arte medica, ma il senso filosofico e concettuale che animò i “fratelli medici” nella storia della medicina, promuovendo “Simposi” culturali multidisciplinari.

Egli ci suggerisce di non guardare il passato, osservandolo dalla parzializzazione delle attuali conoscenze mediche e scientifiche, da cui apparrebbe ridicolo, ma di comprenderlo calandoci nella concezione di quel momento storico-filosofico e dei mezzi a disposizione. Spesso l’approccio metodologico e i mezzi terapeutici del passato si rivelarono efficaci, nonostante che per il nostro sapere ciò risulti incomprensibile. Infatti, oggi accade spesso che il positivismo estremo ed acritico limiti il medico ad una visione schematica che non è in accordo con la centralità, la complessità e le necessità unitarie dell’uomo e del malato. 

Carlo Melodia

 

L’eredità di Gian Battista Della Porta nella formazione del medico umanista

Dall’alchimia alla scienza

Premessa

Una unica medicina, una unica aspirazione in ogni tempo

La Medicina è una nel senso che si permea di una unica aspirazione etica ovvero quella di curare e, se possibile, guarire il fratello malato. Quindi, in ogni tempo storico e culturale, mentre la finalità etica non cambierà, cambieranno però gli strumenti di cura quale espressione di differenti approcci concettuali della Medicina conseguenti alla visione filosofica di quella attualità socioculturale.

Ancora oggi emerge nettamente il travaglio etico-scientifico sulla considerazione della centralità del malato rispetto alla semplice ratio che considera l’astrazione della malattia, nella sua artificiosa nosografia, come l’unico obbiettivo per la medicina.

D’altra parte, quando si perde di vista la centralità della persona umana la conseguenza è che la ricerca scientifica perde la considerazione unitaria e vitalistica dell’uomo inteso nella sua unità psicofisica-relazionale ed evolutiva.

La semplice osservazione della malattia non può essere sostenuta in termini bioetici perché in questa visione riduzionista, in cui manca l’uomo come soggetto, si perde di vista la peculiare sofferenza del malato. Infatti, la semplice localizzazione della patologia non può essere distinta dall’unità della persona umana con la quale essa è in risonanza complessiva psicofisica.

Da queste brevi considerazioni emerge che la Medicina è essenzialmente un’arte umanistica (observatio) che si rivolge al soggetto uomo servendosi della scienza (ratio) ma con giudizio e non viceversa. Sempre vigile ad operare secondo l’imperativo del Maestro: primum non nocère.

Il Teodori, nella prefazione alla terza edizione del suo Trattato di Patologia Medica, avverte i futuri medici che: “I singoli malati che sono l’oggetto di osservazione della medicina clinica devono essere considerati non soltanto in senso differenziale rispetto ad altri, affetti da forme morbose analoghe, ma altresì in senso unitario. In altre parole la medicina clinica non può considerare il malato come semplice portatore di una lesione più o meno localizzata, ma come una persona umana dotata di caratteristiche del tutto individuali nella quale anche la sofferenza di un solo organo ha più o meno vaste ripercussioni generali sia sul piano delle correlazioni biochimiche e morfologiche, sia anche (e talora preminentemente) sul piano della risonanza psichica, che talora è capace di provocare disturbi funzionali e talora anche organici”.

Dalla Medicina Antica al Rinascimento

Nella storia della letteratura medica si evince che le cure si basarono dapprima su un istinto (etico) e furono il risultato di conoscenze e credenze di quel periodo storico culturale. Ma in ogni caso chi praticava le cure seguiva una impostazione filosofica del mondo e della vita e la medicina era essenzialmente una pratica umanistica perché rivolta alla persona umana intesa come spirito, pensiero e corpo sofferente. Quindi la cura si rivolgeva alla persona umana su ogni piano compresi quelli più reconditi come: demonismo, religiosità e la magia.


Nei templi di Esculapio le cure comprendevano tutti i piani dell’essere umano

La terapia veniva somministrata attraverso sostanze vegetali, animali o minerali, succhi, bagni (Castalia), canti e musicoterapia, massaggi, digiuni, bevande soporifere e riti religiosi. Il medico era allo stesso tempo: stregone, mago e sacerdote.

Dopo i canti propiziatori il malato si addormentava ed entrava nella incubazione del sonno. La letteratura racconta che spesso il malato risvegliandosi dalla incubazione del sonno risultava guarito!

Ippocrate di Coo, 460-377 a.C.

Proprio in questi templi si forma il Maestro riconosciuto della medicina occidentale che considerava il malato come portatore di malattia e quindi centrale all’indagine anamnestica. La sua Dottrina si avvaleva di una indagine induttiva del malato, senza preconcetti. Questa indagine minuziosa su ogni sintomo e sulla relazione unitaria che i sintomi avevano fra di loro e con il circostante, secondo una concezione unitaria dei fenomeni osservati, portava il medico a formulare diagnosi e prognosi di malato, caso per caso, seguendo una guida metodologica basata su Principi secondo l’aforisma: observatio et ratio.

Ippocrate affermava che iniziare da una diagnosi di malattia fosse troppo generico in quanto, pur nella stessa malattia, la sofferenza del singolo malato assume carattere peculiare e quindi viene vissuta in modo singolare ed unico.

Il Maestro fondava il proprio insegnamento su Principi: “vis medicatrix naturae, si usino i farmaci con parsimonia” perché essi non sostituiscono ma stimolano la capacità intrinseca della natura a recuperare lo stato di salute (autonomia) ed inoltre: “la natura trova da sé stessa la via, senza ragionamento ed insegnamento”.

Ippocrate prendeva le distanze da quei medici che basavano la terapia sulla diagnosi della sola malattia secondo un approccio esclusivamente deduttivo e preconcetto.

Il metodo deduttivo nasce con la Logica di Aristotele, primo biologo della storia, come sostiene Bertrand Russel (1872 -1970). La logica è uno strumento razionale che consente di prevedere o riconoscere, secondo analogia, qualcosa che viene osservato e descritto in precedenza e può essere sostenuta dai sillogismi. I primi medici ippocratici usavano il metodo dell’osservazione del malato senza preconcetti secondo il modello induttivo e successivamente applicavano le conoscenze secondo ratio come da indicazione del Maestro. Con l’uso della Logica si iniziarono ad osservare solo quei sintomi relativi alla malattia che andava ri-conosciuta secondo il metodo deduttivo o pre-concetto e non interessarono più quelli specifici del malato che avendo carattere di individualità non potevano determinare una diagnosi di malattia. Da questa impostazione emergerà la enorme differenza in medicina tra la valutazione solo specialistica e quella unitaria o internistica in tema di terapia. Quella differenza che troviamo tra tecnica e Arte medica con la A maiuscola.

Dioscoride Anazarbe, 40-90 d.C.

Dioscoride Pedanio, medico, botanico e farmacista, raccolse tutta la letteratura pregressa in tema di clinica e soprattutto di farmacologia descrivendo nella sua De Materia Medica le proprietà terapeutiche di moltissime piante. Operò anche a Roma ai tempi dell'imperatore Nerone, essendo uno strenuo viaggiatore. Cinque libri descrivono i medicinali provenienti dai tre regni della natura: spezie, unguenti e olii, materia animale e varie specie di ortaggi, cereali e legumi, erbe e radici ed infine vini e minerali. Si suddividevano le proprietà farmacologiche in: astringenti, lassativi, diuretici, afrodisiaci, ecc.

Con Dioscoride, la Medicina prende decisamente un indirizzo scientifico-razionale e perde di fatto il lato umanistico in quanto l’attribuzione delle proprietà terapeutiche alle medicine risulta in analogia con la diagnosi di malattia piuttosto che di malato; di conseguenza l’azione di dette medicine è solo distrettuale e quindi circoscritta alla malattia. Risulta evidente che questa attribuzione delle virtù terapeutiche in questa o quella malattia di questo o quel preparato escluda di fatto la sensibilità del singolo malato.   

Galeno di Pergamo 130-210 d.C.

Con l’introduzione dell’anatomia e della fisiologia da parte di Galeno, la Medicina perde il suo concetto vitalistico ed assume quello fisiopatologico e di conseguenza le terapie si adegueranno al tipo di paradigma. La chirurgia avrà grande sviluppo. I ricettari Galenici furono consultati dai medici fino al 1500.

La «notte medievale» ‘500-1000 d.C. e l’ascesa della Chiesa

In questo periodo storico, la Medicina rivolge la propria attenzione alle proprietà, non più della sola pianta medicinale intesa come azione chimica (Dioscoride), ma della sua intima essenza estratta con alambicchi e procedimenti segreti intesi a ritrovare le forze curative quasi spirituali presenti in natura e che aspettavano di essere svelate. I nuovi medici saranno non a caso i servitori della Chiesa di Dio.

Benedetto da Norcia, 480-547

Infirmorum cura ante omnia et super omnia adhibenda est” ha fondato le prime infermerie e furono coltivate negli orti dei conventi le più famose e benefiche piante medicinali che, raccolte e disseccate, riempirono di fiori, di foglie e di radici le fragranti scansie dei monaci infirmari i quali erano i veri medici di quel tempo giacché pochi erano i laici degni di quel nome. Seguì la Medicina laica della Scuola Salernitana: Regimen Sanitas Salernitanum o Flos Medicinae Salerni.

Nel Medioevo godettero gran fama i medici arabi

Avicenna, 980-1037

Nel Medioevo fu grande l’influsso dei Medici Arabi, in particolare Avicenna. Divenne leggendario per il suo modo di curare e guarire i malati con la psicoterapia, sconosciuta all’epoca dai medici occidentali. Di Avicenna si dice che fosse non solo un Dotto ma anche un Sapiente.

A Maimonide, israelita di Cordova, si attribuisce la Preghiera del Medico. Essa rappresenta un documento di umanità e di conoscenza morale: “…illumina, o Signore, il mio intelletto affinché veda giustamente le cose presenti ed intuisca esattamente quelle assenti e nascoste…”.

Gli ospedali

Nel tardo Medioevo si costruirono veri e propri nosocomi dove i malati venivano trattati secondo una valutazione generale dell’organismo che consisteva nell’analizzare le urine e gli escrementi secondo l’aforisma: “stercus et urina sunt medicorum prandia prima”, richiamandosi alla teoria degli umori di ippocratica memoria.

Le contraddizioni del Rinascimento 1350-1600

Il rifiuto dei medici a cedere al primato acritico della subentrante scienza in medicina

Da una parte sembra imporsi in medicina la ratio e l’esperimento scientifico (Galileo), dall’altra il richiamo del fascino orientale intessuto di spirito religioso e di ribellione magica, di presagi e prodigi, di studio severo e di infatuazioni misteriosofiche.

Nel Rinascimento la medicina sembra resistere, come vedremo, ai tentativi della semplificazione matematica della scienza riducendo la persona umana alla semplificazione solo riduttiva della malattia di cui è portatore. Proprio in questo periodo storico culturale dove risultano centrali le ricerche in ogni campo, che saranno poi rappresentate con modelli matematici, i medici rinascimentali indagheranno sulle energie impalpabili della vita (Paracelso) sottraendola alla mera visione cibernetica e fisiopatologica della macchina vita che stava prendendo piede.

Enrico Cornelio Agrippa Von Nettesheim 1486-1535

De occulta philosophia

Tra questi medici troviamo Agrippa che era affascinato dalle arti magiche intese come segni e simboli presenti nel mondo circostante e dalla relazione con essi; dalla astrologia, alle proprietà di alcune sostanze. Egli sosteneva che l’autonomia dell’organismo era uno strumento di cura intelligente per cui somministrava miscugli di sostanze: “perché lo spirito del malato si incaricava da solo a cercare nel miscuglio proprio il medicamento adatto” riferendosi alla capacità dell’organismo di ritrovare attraverso uno stimolo naturale la via della guarigione. Nella sua terapia egli faceva uso di amuleti e simboli cabalistici sino all’occultismo e per la diagnosi si affidava anche alla chiromanzia.

Teofrasto Bombasto Paracelso Von Hohenheim 1493-1541

La spagirica

Paracelso rappresentò il medico che maggiormente indagò sulla relazione tra il mondo energetico causale delle energie sottili della vita e la relazione unitaria con il mondo circostante. La spagirica si interessa di studiare la relazione tra forze dense e sottili della vita ed afferma che la malattia rappresenta la rottura di questo equilibro. Nel paradigma paracelsiano esiste una relazione tra micro (uomo) e macrocosmo (ambiente) e, attraverso l’estrazione di proprietà energetiche dal regno minerale, animale e vegetale, si otterrebbero principi specifici per sollecitare l’organismo malato a ritrovare, con le proprie risorse (vis medicatrix – Ippocrate) la salute perduta. Alla fine del ‘700, il tedesco F.C.S. Hahnemann (1755- 1843) riprese la dottrina di Ippocrate e di Paracelso per fondare la Medicina Omeopatica.

La dottrina di Paracelso:

Nell’uomo sano vi è perfetta armonia delle forze dense e sottili che lo compongono (vis medicatrix di Ippocrate).

Microcosmo (l’uomo) e macrocosmo (ambiente tutto) sono uniti dalle stesse leggi secondo il principio dell’analogia.

Malattia come risultato della disarmonia

Secondo Paracelso la guarigione avverrebbe solo attraverso il ristabilimento della vis opportunamente sollecitata: alchimia ed erboristeria.

Egli ha combattuto contro la medicina basata sul concetto di malattia alla maniera di Ippocrate. Questo il suo testamento:

io sono quello che sono: il monarca dei medici… io vi dico che il mio cappello ne sa più delle vostre Università… e che la mia barba è più dotta delle vostre Accademie. O Greci, Latini, Francesi, Italiani, io sarò il vostro re!”.

“….farò ancora di più contro di voi dopo che sarò morto: Teofrasto vi combatterà anche quando non avrà più corpo”.

Nel Rinascimento non esisterà un confine rigoroso tra medicina e magia

La medicina recupera molto le conoscenze orientali e i medici, nel Rinascimento, affidando le indagini mediche anche al piano magico (compresa l’astrologia e la numerologia). Ricordiamo tra gli altri Girolamo Cardano da Pavia 1501-1576 che fu un Medico ippocratico tra scienza e superstizione.

Gian Battista Della Porta, 1535-1615, fu un medico del suo tempo intendendo con ciò che la sua vita di scienziato non può essere studiata né valutata al di fuori della contestualizzazione della concezione storico-filosofica rinascimentale.

Come molti medici di quel periodo il travaglio centrale del Della Porta fu quello di conciliare l’esperimento scientifico, inteso come sola costruzione razionale della malattia, con la complessità della persona umana.

Un esempio che mostra quale fosse il travaglio del periodo Rinascimentale lo ritroviamo negli insegnamenti di G. Battista Da Monte. Egli invitava i colleghi all’osservazione del malato, inteso come persona umana, secondo gli insegnamenti di Ippocrate: “Cum acceditis ad aegrotum quod primum debitis agere istud est: primum contemplemini vultum deinde colloquimini cum isto, poste tangite pulsum et observatis omnia quae vobis ad morbi cognitionem erunt necessaria”.

Il percorso storico che conduce al Della Porta ha mostrato i vari aspetti culturali e filosofici della medicina. È facile osservare che, nel periodo rinascimentale le metodiche terapeutiche rappresenteranno la conseguenza di una indagine unitaria effettuata su vari piani; in riferimento alla complessità della persona umana. Dal piano esclusivamente fisiopatologico che risponde al concetto di malattia, a quello di malato che include invece il concetto di persona umana, a seguire quello magico, spirituale… Il travaglio della medicina in ogni tempo è stato quello di trovare il sistema terapeutico alla maniera ippocratica, ma nei fatti il medico in generale si affiderà sempre più in modo acritico alla positività della medicina razionale spesso abiurando alla propria discrezionalità e centralità responsabile dell’atto medico. Questo travaglio lo ritroviamo in Della Porta che però speculerà, nella sua arte medica, sul come affrontare terapeuticamente, nella maniera più favorevole per il malato, la malattia di cui è portatore. Infatti egli si affiderà ad una anamnesi a tutto campo, come vedremo, unitaria della persona psicofisica per fare emergere il piano di intervento medico più valido e le modalità dello stesso!

Limiti dell’indagine sperimentale

Della Porta fu, come egli stesso si definiva: Medico, Psichiatra, Astrologo, Mago, Fisico, Chimico, Illusionista; tormentato da una curiosità per l’insolito ed il prodigioso. Della Porta non credeva che il metodo sperimentale fosse sufficiente a chiarire i misteri della natura. “Una gran parte di fenomeni naturali sono soggetti all’influenza di forze che sfuggono ai comuni mezzi di esame, ma che sono individuabili e dominabili con le arti magiche!”. Come abbiamo premesso, il pensiero di Della Porta spazierà su tutti i piani di conoscenza; egli accetterà il criterio scientifico galileiano ma è convinto di poterlo conciliare con l’occulto.

Il Della Porta non disdegna di essere chiamato mago. Si tratta, spiega Della Porta, di un altro tipo di esperimento con un metodo diverso da quello sperimentale e su un piano più alto per svelare le energie misteriose, magia naturale, intrinseche al Creato!

Magie Naturalis, sive de miraculis rerum naturalium IV

In questa opera egli affronta numerosi argomenti:

Come si fabbricano portentosi cosmetici, gli inchiostri simpatici, i preparati afrodisiaci e gli unguenti usati dalle streghe.

Come si ottengono i gigli rossi e le pesche senza nocciolo…

Dal magnetismo alle ricerche sulla ottica e sulla pietra filosofale…

Sulla distillazione e calcificazione e ricette magiche ….

Ottica ed acustica… la lanterna magica… la camera oscura…

Inoltre egli parla di simpatia ed antipatia tra le cose!

A differenza di Paracelso e di Cardano il Della Porta avrebbe sperimentato personalmente ciò che riferisce!
La quercia muore se piantata in uliveto

La vite aborrisce il lauro

C’è grande amore tra olivo e mortella come tra rose, gigli ed aglio.

Inoltre parla di rimedi contro la jettatura e altro:

Suffumigi odoriferi “poiché l’aria è contaminata da spiriti velenosi”, abbondante uso di garofani, musco e cinnamono (cannella). “Portare addosso il giacinto (granato, N.d.A.) e lo zaffiro”. Il giacinto preserva dal fulmine! Il Topazio e lo Smeraldo accrescono le ricchezze.

E aggiunge “…ricorderò solamente quelle che ho sperimentate”.

Contro la puntura dello scorpione: saliva di uomo in stato di digiuno, la persona guarisce e lo scorpione muore di colpo! In assenza usare Agata.

La Spagirica

L’uso dei minerali con la loro azione energetica vibratoria particolare era la conseguenza del concetto spagirico della malattia ovvero quello di una disarmonia energetica tra i piani sottili e densi della materia vivente:

L’Alectorio combatte la sete nei febbricitanti e assicura la fedeltà della moglie. La Corniola contro gli accessi maniacali. La pietra Ciano combatte la febbre quartana e perfino la sincope. Lo Zaffiro è un eccellente rimedio contro l’epistassi.

Gli studi di Antropologia: 1586 Vico Equense presso l’editore Giuseppe Cacchio, viene pubblicata: De humana Physognomonia con risonanza in tutta Europa

Emanuele Kant 1724-1804 citerà il lavoro del Della Porta come una pietra miliare nella storia della Antropologia!

Della Porta, come egli stesso affermava, era ossessionato dalla ricerca, dal conoscere e dall’approfondire tutto in ogni campo, come abbiamo scritto nelle premesse.

Ma, occupandoci essenzialmente di medicina in questo nostro lavoro, è interessante sottolineare il suo sforzo di conoscere aprioristicamente il carattere ed i comportamenti umani attraverso la fisiognomonica ovvero attraverso i tratti morfologici di una persona. Associando la stessa morfologia ai comportamenti che questa persona potrebbe manifestare, secondo una precedente lettura, e lo fa anche studiando i volti di delinquenti giustiziati.

Già nel medioevo gli studi di fisiognomonica erano molto diffusi come leggiamo da “Ingeniosa scientia naturae” da Studi sulla fisiognomonica medievale di Jole Agrimi; che è stata una delle maggiori storiche del Medioevo.

Nei suoi studi di fisiognomonica il Della Porta trovò anche, secondo il concetto di una visione unitaria della natura, una analogia tra i tratti morfologici dell’uomo in associazione con la morfologia di piante ed animali. Di conseguenza descrisse unitariamente l’immagine in base alla sua somiglianza ricavando un certo tipo di carattere corrispondente al tipo di comportamento in vita di animale o di pianta!

Negli studi dalla “fisionomia dell’Huomo” (versione italiana dal latino editore Paolo Tozzi Padova 1627) il Della Porta introduce: duemila segreti medici

Tratterà anche l’aspetto psichiatrico, cosa che preluderà alla moderna medicina psicosomatica, il Della Porta scrive:

“noi possiamo con ogni esperienza dedurre, ch’anima nostra patisce al patir del corpo, anch’egli travagliato, afflitto, e con grandissima confederazione, e fratellanza tra ciascuno, si affligge e consola al male e al bene del compagno; e fra loro scambievolmente si compatiscono…”.

Fisiognomonica e costituzionalismo

In questi studi emergono anche quelle note di costituzionalismo che poi furono perfezionate nello scorso secolo, alla luce delle conoscenze di embriologia, da Nicola Pende (1870-1970). Di seguito le descrizioni del Della Porta:

Brevilinei: “il sangue si racchiude in poco luogo” i movimenti sono per forza più veloci, perché “è picciolo il viaggio tra 'l cuore e ‘l cervello, dove si accendono gli spiriti”.

Longilinei: “languidi e deboli, onde son tutti deboli, timidi e infelici in conseguire i loro desideri più che non sono i piccioli”.

La parte destra del corpo: è più calda “più robusta e vehemente” e quindi i maschi devono essere concepiti “nella parte destra del ventre, e le femmine nella sinistra”.

I mancini avrebbero più calda la parte sinistra del corpo.

Il tema della pazzia secondo Della Porta; cause e cure

Egli descrive mirabilmente cause organiche e non che possono portare alla pazzia e suggerisce le possibili terapie.

Tra le cause c’è l’umore nero di ippocratica memoria definito successivamente “l’atrabiliare ipocondriaco” dal Pende.

Tra le cause della pazzia:

“la mestizia e la paura” perché l’umore nero ha invaso l’organismo. Inoltre ne elenca le altre possibili cause che dimostrano come il Della Porta considerasse la stessa malattia come un risultato di più possibili cause e di conseguenza suggerisce strategie di cura differenti. Indica quindi che il medico debba intervenire in modo differenziale per la stessa diagnosi la cui cura deve essere indirizzata alla causa sottostante, che è individuabile da una analisi unitaria della persona, piuttosto che ai sintomi visibili della malattia stessa. In questa visione emerge come il Della Porta fa una distinzione precisa tra cura reale del malato e quella solo palliativa o soppressiva dei sintomi della malattia diagnosticata!

Tra le possibili cause della pazzia:

Divengono malinconici per troppe vigilie, pensieri, e solitudini, o per cibi cattivi, o per mancamento di mestruo nelle donne, o del sangue hemorroidale negli uomini. Questo humore malinconico, ovvero assalisce il cervello, ovvero il cuore e per essere flatuoso suol spirare nel cervello una pestifera aura”.

Seguono le prescrizioni terapeutiche che il Della Porta distingue tra prime e seconde prescrizioni per indicare una azione meno o più invasiva.

Rimedi, prime prescrizioni:

Bagni e poi “buoni cibi ed umidi, e cosi farlo stare (il malato) sempre in allegrezza”.

Seconde prescrizioni “rimedi più gagliardi”:

Purganti a base di Aloe ed Assenzio (Artemisia absinthium).

Successivamente: “Prima che il paziente si addormenti bisogna somministrargli aceto fortissimo potenziato dalle erbe: Scilla, Polio (Teucrium montanum, N.d.A.) ed Aristolochia (Aristolochia Clematitis, N.d.A.)”.

Naturalmente abbondanti salassi “E se le vene hemorroidali siano cessate, o gli mestrui, bisogna provocarli e farli venir di nuovo”.

Se viene colpito il cuore, allora bisogna sostenerlo con decotti di Ruta (Ruta graveolens), semi d’Agno (Agnus castus), e frutti di Lauro (Laurus nobilis) “perché queste cose smorzano i fiati”.

Per la mania ungere il capo del paziente di olio rosato e ricorrere a purghe e sanguisughe.

L’uso dell’olio rosato viene anche riportato da Francesco Sansovino (1521-1586) nella sua materia medicinale del 1562 per la cura del «morbo comiziale».

 

Il Della Porta aggiunge:

Se queste cure risultassero inefficaci, si ricorra con fiducia al diamante, al chelidonio o alla solita agata “che, portate addosso, prestano grande utilità”.

È interessante notare che se da una parte il Della Porta afferma che egli usò per la terapia solo ciò che aveva sperimentato personalmente in effetti, come abbiamo visto, l’uso dell’olio rosato per le affezioni neurologiche era già noto nella Materia medica medicinale di Sansovino.

Come pure l’uso del Chelidonio: Il Chelidonio rosso portato al braccio sinistro, “conserva dalla epilepsia e sana” come scrive Bairo Pietro da Torino (1468-1558) medico di Carlo II di Savoia, 1561 in Secreti medicinali.

Un grande merito

Della Porta affrontò anche il problema della licantropia e delle streghe e si contornò di un gruppo di medici che non credevano, come affermato dalla Chiesa dell’epoca, che dette deviazioni fossero opera del malvagio ma che si trattava di semplici malattie che potevano essere curate. Il Della Porta, già sotto osservazione della Chiesa per le sue opere non sempre gradite al Papato, ma protetto dal suo amico Cardinale Luigi D’Este (1538- 1586), rischiò di essere messo sotto giudizio della Sacra Inquisizione!

Così egli descrive la cura per la Licantropia:

Bisogna “cavargli sangue, finché venghi meno il corpo, gli darai in cibo cose elette, bagnalo spesso con bagno d’acqua dolce, o di sero di latte per tre giorni”.

Le streghe: semplici malate?

Scrive Antonio Miotto:

“Il Della Porta si affiancò a quei medici coraggiosi che rifiutarono di considerare le streghe come invasate dal demonio e affermò energicamente che anche in questi casi bisogna indagare sulle cause naturali”.

In definitiva il Della Porta fu un giusto rappresentante del periodo rinascimentale, periodo storico culturale ricco di contraddizioni, e come tale concettualmente resistente al nuovo positivismo basato sull’esperimento e sulla matematica. Tutto per lui sembrava volere occultare l’uomo, quale persona umana e soggetto, riducendolo a mero oggetto scientifico cosa che non lo rappresentava completamente.

Nel capitolo Il seicento e la scienza medica da MEDICI nel LORO TEMPO, da cui abbiamo tratto alcuni spunti per questo lavoro, Nicola Latronico scriverà:

“Mentre da una parte l’arte medica acquista dignità di scienza, il medico affascinato dalle scienze positive preferì l’esperimento all’osservazione, si dedicò più allo studio della malattia che al malato, più alla patologia che alla clinica. La nuova mentalità, pur giovando alla teoria della scienza, fu di scarso vantaggio alla pratica e perciò all’esperienza personale”.

 

Conclusioni

Passata l’onda rinascimentale e con l’affermazione quasi totale della medicina scientifica il medico tenderà, come purtroppo si osserva spesso soprattutto nella nostra attualità storica, a sottrarsi alla osservazione del malato e a delegare la diagnosi esclusivamente ai parametri strumentali ed ematochimici. Già Thomas Sydenham 1624-1689, considerato l’Ippocrate inglese, si rese conto dell’emergere di questa deriva e richiamò i medici a “rifuggire dalle discussioni teoriche e di ritornare al buon senso pratico secondo Ippocrate. La malattia non è altro che un tentativo da parte del corpo di liberarsi dalla materia morbosa” ricordando così ai medici che la medicina è in primo luogo un’Arte con la A maiuscola che si serve della scienza, ma lo deve fare con giudizio, restando sempre fedele all’imperativo del “Primum non nocère”.

Carlo Melodia

 

 

Bibliografia

Nicola Latronico, MEDICI nel LORO TEMPO a cura di, Vister Vismara Terapeutici, 1954

Carlo Melodia, Corso di MEDICINA OMEOPATICA Per Farmacisti Anno I, edizioni CEMON 2010 redazione Flora Rusciano

Antonio Miotto, GALLERIA DEI MEDICI STRANI, Gian Battista Della Porta – Franz Anton Mesmer, a cura di Vister Vismara Terapeutici, 1949

Antonio Miotto, GALLERIA DEI MEDICI STRANI, Enrico Cornelio Agrippa – Teofrasto Bombasto Paracelso – Girolamo Cardano – Michele Nostradamus, a cura di, Vister Vismara Terapeutici, Natale 1966 SELECTA 

Bertrand Russel, LA SAGGEZZA DELL'OCCIDENTE, edizione Euroclub Italia S.P.A. 1980

Ugo Teodori, Introduzione alla Terza Edizione del Trattato di Patologia Medica, Roma – SOCIETà EDITRiCE UNIVERSO 1981

Inoltre:

Le due immagini di Gian Battista Della Porta presenti in questo lavoro sono tratte da: Galleria dei Medici Strani (nel capitolo dedicato al Della Porta) e l’altra da Google, come ritroviamo scritto sulla immagine stessa.

Alcune date di nascita e di morte di autori e di medici del passato, citate in questo lavoro ed alcuni riferimenti a libri sono state raccolte in Internet.

Scrivi un commento...
or post as a guest
Loading comment... The comment will be refreshed after 00:00.

Scrivi per primo un commento.

CERCA NEL SITO

Materiale didattico
e scientifico

Ricerca e insegnamento, Documentazione scientifica, Legislazione, Seminari, I Forum LUIMO, Casi clinici (solo per medici)

Registrati per accedere

freccia

www.medicofuturo.org

L'Informazione omeopatica
a cura della LUIMO: