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Caro Direttore, dal racconto che leggo sembra che più che di scienza si stia parlando di politica, di opinioni preconcette e di altre opportunità. Nel confronto scientifico, quello vero, basato su contenuti verificabili e coerenti con il paradigma vaccinale, a partire da Jenner, va sempre tenuta in conto metodologicamente: la finalità del vaccini, la preparazione degli stessi, i veicoli utilizzati, tempi e modi di somministrazione, disponibilità del cittadino a ricevere il vaccino e in quale dose... e l'efficacia! Ricordando soprattutto che la vaccinazione è "un atto medico" e come tale è di responsabiltà del medico che opera per consenso informato del cittadino. Mi sembra che nell'esperienza pandemica a cui si ci riferisce siano venuti a mancare molti presupposti "scientifici" questo sì, per soddisfare tutte le regole deontologiche in tema vaccinale; innanzitutto la verifica dei dati sperimentali nei tempi di rito che proteggono il cittadino, statisticamente, dai danni di un procedimento teorico di emergenza. Scienziati come Paolo Bellavite che lavorano con dati, osservazione e verifiche rappresentano quelle giuste e per qualcuno scomode sentinelle che fanno emergere gli errori di una scienza che opera deduttivamente senza prevedere i risultati della verifica "ab usu in morbis" e che decide aprioristicamente che questo procedimento monco si possa chiamare ancora scienza. Carlo Melodia